Craco, il paese fantasma

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‘Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia’, scriveva Carlo Levi a proposito di quella regione italiana che in quel periodo era chiamata Lucania.

Oggi, come allora, la Basilicata affonda le sue radici e la sua storia tra montagne e mare, tra panorami brulli e mondi contadini dimenticati. In un paesaggio spettrale costituito dai calanchi, tra strutture ed edifici in rovina, su una terra tagliata ed erosa, si trova quello che è rimasto di Craco, il paese fantasma in provincia di Matera che si trova a 391 metri d’altezza. Il borgo è sopravvissuto per mille anni su uno sperone di roccia che domina la valle del torrente Salandrella, finendo evacuato nel 1963, anno in cui una frana, causata dal malfunzionamento del sistema idrico, ha interessato il centro abitato. Da allora Craco è rimasto fermo nel tempo, fissando definitivamente quella vita presente fino all’ora in cui ha smesso di essere abitato. L’impressione è di una scultura di origini medioevali circondata dai “Calanchi”.

Storia del borgo abbandonato

Craco fu costruito intorno all’anno Mille, divenendo ben presto un centro strategico sotto l’impero di Federico II. La sua posizione privilegiata, infatti, consentiva di dominare le vallate sottostanti, controllando le incursioni nemiche provenienti dal mare. Le case ed i palazzi del borgo nacquero tutt’intorno alla torre e al castello che, insieme ad altre fortificazioni, proteggevano il territorio circostante.
Craco si sviluppò poi negli anni a venire diventando feudo ora di una famiglia, ora di un’altra e conoscendo nell’Ottocento anche il fenomeno del brigantaggio. La frana che si abbatté sul paese nel 1963 e la successiva alluvione del 1972 costrinsero la quasi totalità della popolazione ad abbandonare il paese per insediarsi a valle. Con il terremoto dell’Irpinia nel 1980 anche gli ultimi abitanti di Craco vennero trasferiti nelle due frazioni che si trovano ai piedi del paese vecchio: Craco Sant’Angelo e Craco Peschiera.

Impressioni del borgo abbandonato

Quando ci si avvicina a Craco si ha l’impressione di essere entrati in un’altra epoca, in un tempo sospeso e fermatosi del tutto. I calanchi, innanzitutto, offrono la vista di un paesaggio lunare caratterizzato dall’erosione delle rocce e dall’apertura di profondi solchi del terreno. In alto, invece, i resti di questo borgo fantasma rappresentano un monumento al silenzio. Oggi è possibile visitare Craco tramite visite guidate (con caschetto protettivo) attraverso un percorso in sicurezza che si snoda tra le sue strade e le sue piazze.
Il paese di Craco è stato costruito su due differenti tipi di terreno, uno roccioso che si trova nella parte alta del paese e che era stato destinato agli edifici aristocratici, l’altro argilloso posto al di sotto ed interessato da case destinate al ceto popolare. Già nella seconda metà dell’Ottocento si hanno notizie di eventi franosi che si cercò di contrastare con la costruzione di un muro di sostegno spesso 3,5 metri. Nel 1952 si realizzò un secondo muro di contenimento che, a causa delle piogge consistenti verificatesi nel 1959, subì un movimento del muro che produsse danni e lesioni agli edifici. Con la riattivazione della frana, causata anche dalle perdite dalla rete di distribuzione e da quella fognaria, nel 1963 la parte superiore del borgo medievale scivolò sulla parte sottostante

Descrizione del borgo abbandonato

L’edificio più importante del paese è il castello del XIII secolo con la sua torre normanna rettangolare alta 20 metri, da cui si dominano la valle del Cavone e le colline di Stigliano. Sopravvissuta alle frane e agli smottamenti del terreno, essa costituisce il fulcro del borgo insieme al complesso della Chiesa madre e a palazzo Carbone. Dalle sue finestre è possibile affacciarsi ed ammirare il panorama circostante che spazia dal Mar Ionio al Parco Nazionale del Pollino. La chiesa Madre, di culto bizantino, è dedicata al patrono della città, San Nicola vescovo, e presenta una cupola coperta parzialmente da maioliche.

 

Camminando per le vie e le stradine del paese è possibile incontrare, in un piccolo fazzoletto di terra, residenze nobiliari e case contadine raggruppate. Alcune case presentano tagli, abbattimenti, fratture; altre sono rimaste integre ma mancanti di persiane, porte, decorazioni. Gli alberi si sono impossessati delle vie e dei luoghi dove un tempo si trovavano le abitazioni. Nel corso degli anni Ottanta, infatti, questi luoghi sono stati saccheggiati e dagli edifici sono stati rimossi pavimenti, rivestimenti, marmi, statue.